C'erano una volta Ferrante e Rooney
Succhyny #17 - La newsletter dell'amica che ti spamma cose
In questo numero di Succhyny:
riflessione fiume su L’amica geniale, le scelte di Lenù e gli uomini ferrantiani;
breve elucubrazione sui personaggi di Rooney e Ferrante;
Rooneyverse - il multiverso di Sally Rooney, extra di simlib;
consigli su cosa vedere, leggere e ascoltare.
Essere sceme ed essere maschi
Attenzione spoiler sulla saga de L’amica geniale di Elena Ferrante.
Se avete letto L'amica geniale almeno una volta (ma sicuramente anche di più) avrete pensato "Ma Elena è tutta scema", soprattutto negli ultimi due libri della saga, e quindi nell’ultima stagione della serie tv ora in onda sulla Rai. Lenù ha una vita perfetta: ha sposato un uomo che fa parte di una famiglia rispettabile, ha scritto e pubblicato un libro, è madre di due bambine ed è riuscita a fuggire dal rione. Apparentemente non le manca niente, è quello che tutti credono, quello che deve essere vero. Invece, a un certo punto scappa via con Nino, ammette di essere infelice, di volersi riappropriare del suo sentire di donna perso tra le pieghe dell'essere moglie e madre. La prima reazione leggendo tutto questo è quella di rifiuto e presa di distanza: io non lo farei mai, io non sono così. Probabilmente perché ci hanno insegnato che la famiglia è sofferenza, disciplina, privarsi dei propri desideri per qualcosa di più grande; è sbagliato fare un passo indietro, cercare una forma diversa da quella che tutti si aspettano che tu abbia per sempre. C'è un patto non scritto da rispettare tra moglie e marito: io torno a casa ogni sera, tu ti fai trovare lì. Lenù spezza l’accordo, abbandona tutto e lo fa per un altro uomo. E anche qui la prima cosa che viene da chiedersi è “Puoi essere così scema da innamorarti di Nino Sarratore? Credere alle sue balle? Sospirare per le sue carezze?” La risposta la sappiamo tutte e tutti, anche se fingiamo di essere migliori, più furbe/i, ed è sì, certo che si può. Anche sapendo che non finirà bene, anche capendo che quella cosa là somiglia più all'accontentarsi che all'essere amate, che il mare che si vede dalla nuova casa è solo un'illusione lontana, ma sempre meglio di niente. La sua è una scelta quasi obbligata, e per questo piange, non mangia, finge di non capire, si lascia plasmare da Nino e dalle sue promesse.
D’altronde Nino fa parte di quel campionario di maschi molto vasto che abita l’universo ferrantiano: ci sono quelli come i Solara che sono cresciuti nella violenza e non sanno parlare un'altra lingua; quelli come Pietro Airota che hanno studiato calati nel privilegio, e mentre teorizzano a parole un mondo equo si aspettano che le donne restino al loro posto, che siano libere sì ma senza recargli danno, stando sempre un passo indietro; e poi ci sono i Nino Sarratore, che crescono riempiendosi la bocca di ideali, scalando dal basso e disprezzando i padri, per poi diventare proprio come loro, se non peggio. Sono tutti il prodotto della stessa società sessista e patriarcale: vogliono controllare, plasmare, possedere anche se in modi diversi, più o meno subdoli. Tra le righe Ferrante ci fa capire che uno schiaffo di Stefano Solara non è poi così diverso da un commento denigratorio di Nino, o dall’indifferenza di Pietro dalla nobile discendenza. Vivere significa mettere in atto una serie di stratagemmi per non farsi schiacciare del tutto: non esiste altra scelta, piegarsi o farsi spezzare. Tutti subiscono la violenza degli uomini, anche gli uomini stessi: Antonio, per esempio, non può mostrarsi fragile, vittima della sua mente fragile; Alfonso deve essere maschio, fottere le donne, e inventarsi un gioco di sovrapposizioni per riconoscersi altrove. La violenza maschile pervade ogni cosa, non c’è luogo o persona che ne sia immune, tranne forse per una sola e unica nota stonata: Enzo, il quale pur facendo parte di questo enorme carrozzone ad alto contenuto di testosterone, appena può ne prende le distanze, si rivela migliore. Accoglie Lila senza pretese, sa farsi quasi invisibile per starle accanto nel modo in cui lei ne ha bisogno; è così poco maschio, da amare senza chiederle niente in cambio. E in questo quadro complesso, fatto di donne che soccombono, madri che abbassano la testa, mariti che alzano la voce e le mani, vivono e crescono Lila e Lenù: la prima capirà a un certo punto quali fili tirare e intrecciare per mettere fine alla supremazia degli uomini nella sua vita, ma a un prezzo forse troppo alto. Lenù invece avrà bisogno di arrivare fino in fondo a tutte le bugie, per poter alla fine riappropriarsi di sè.
Parte due - breve elucubrazione su Rooney e Ferrante
Questo mese mi è capitato, come avrete intuito, di ripensare molto all’opera di Ferrante e nel mentre di leggere (come il resto del mondo) Intermezzo di Rooney, e di sentire che le due si parlassero in qualche modo. Non fraintendetemi, sono due mondi narrativi molto diversi, ma c’è un momento in particolare durante la lettura, in cui un personaggio di Rooney inizia una sorta di monologo su come si può vivere pensando alle vite che avresti potuto avere, che mi ha fatto pensare. Ancora oggi spesso dimentico la differenza tra rimorsi e rimpianti, mi succede spesso con le parole che si assomigliano, diventano intercambiabili nella mia testa, per questo ciclicamente mi ritrovo a googlare. Agevolo anche per voi, nel caso servisse: il rimorso si prova per qualcosa che si è fatto nel passato e che si vorrebbe non fosse accaduto; il rimpianto invece è per qualcosa che non si è fatto. Insomma, nel primo caso la coscienza è morsa, non è tranquilla; nel secondo piange. Ecco, credo che i personaggi de L’amica geniale e quelli di Intermezzo abbiano questo in comune, un bagaglio zeppo di rimpianti e rimorsi, così pesanti e ingombranti che portano Lila a smarginarsi, a chiedere scusa per ciò che di male ha compiuto ma anche per ciò che compirà; e Peter, uno dei protagonisti di Rooney, a cercare di annebbiarsi con l’alcol e le droghe per prendere le distanze dalle scelte altrui subite e quelle prese precipitosamente. Un’enorme differenza risiede sulle battute finali, i personaggi di una soccomberanno sotto il peso delle vite perse e di quelle vissute; quelli dell’altra forse riusciranno a rimettersi in bolla: lascio a voi scoprire quali e come.
ROONEYVERSE
Il multiverso di Sally Rooney - Extra di Simlib
In un bar entrano Sally Rooney, Elena Ferrante, Charli xcx e Lena Dunham…
Dal momento che Nostra Signora Rooney è tornata nelle librerie italiane lo scorso 12 novembre con Intermezzo, il suo quarto romanzo, nella traduzione di Norman Gobetti, ascolto la colonna sonora di Lady Bird – il mio sottofondo musicale quando ho bisogno di riflettere, rilassarmi o scrivere – e penso: dov’ero rimastə col Rooneyverse?
Dalle origini – l’interazione su X tra Phoebe Bridgers e Paul Mescal post-visione di Normal People (2020) – alle derive più casuali – Gillian Anderson nel ruolo di Margaret Thatcher in The Crown – ormai sono passati due anni da quando, in preda all’insonnia, decisi di diventare reporter e raccogliere tutti gli elementi che compongono il multiverso di Sally Rooney, e nel tempo ho ricevuto diversi messaggi su Instagram in cui mi si chiedevano riprese e aggiornamenti. Avevo una mezza idea di vestire nuovamente i panni di detective e mettermi all’opera ma la vita succede e mi è stato impossibile fin quando non ho ricevuto un messaggio di Martina – che ringrazio ancora – in cui mi proponeva un extra per la newsletter proprio a tema Rooneyverse, e l’ho preso come un segno, la spinta definitiva a riprendere nastro e spago e fissare foto al muro.
Molte cose sono cambiate dall’ultimo reportage caotico che trovi qui: Mescal e Bridgers non stanno più insieme – a quanto pare lui adesso è in una relazione con Gracie Abrams, cantautrice statunitense che nel suo ultimo album The Secret of Us ha collaborato con Taylor Swift nel brano us.; Swift non sta più con Joe Alwyn – Nick in Conversations with Friends, la serie del 2022 tratta da Parlarne tra amici, il primo romanzo di Rooney – e Alwyn quest’anno è comparso nelle sale cinematografiche in Kinds of Kindness, ultimo film di Yorgos Lanthimos, insieme a Margaret Qualley – la Sue di The Substance – che ha avuto un piccolo ruolo in Povere creature! insieme a Christopher Abbott, con cui ha recitato nel film Sanctuary (il titolo italiano è semplicemente imbarazzante, mi rifiuto di riportarlo) e, sempre quest’anno, è stata protagonista di Drive-Away Dolls, road movie queer di Ethan Coen in cui compare anche Pedro Pascal, nei cinema in questi giorni con Paul Mescal – entrambi sudati e sporchi di terra – ne Il gladiatore II.
Nel film di Coen compare anche Beanie Feldstein, la Julie di Lady Bird (2017), esordio alla regia di Greta Gerwig con protagonista Saoirse Ronan che, lo scorso anno, ha recitato nel film sci-fi Il nemico insieme a Paul Mescal. In Lady Bird compare anche Timothée Chalamet che – lo sappiamo tuttə – è stato il protagonista di Chiamami col tuo nome (2017) di Luca Guadagnino, regista del bollentissimo Challengers (2024) in cui compare Josh O’Connor che, a ritroso, da tennista sexy e sbruffone lo troviamo nelle vesti di tenero tombarolo in lutto nello splendido La chimera (2023) diretto da Alice Rohrwacher; regista, tra le tante cose, di due episodi della seconda stagione de L’amica geniale – sì, quelli ambientati a Ischia.
Nella serie tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante compare – prima nella voce narrante di Lenù adulta, poi dandole corpo – la sorella di Rohrwacher, Alba, che – sempre a proposito di Ferrante – ha una piccola parte nel film La figlia oscura.
Tornando un attimo a Guadagnino, l’anno prossimo uscirà il suo film After the Hunt in cui è presente Ayo Edebiri – la Sydney di The Bear – che ha letto Intermezzo in anteprima, nel periodo in cui il romanzo è stato inviato in copie limitate ed esclusive a celebrità e book influencer. Edebiri ha recitato come protagonista nella commedia lesbica Bottoms (2023), la cui colonna sonora è stata curata da Charli xcx che quest’anno, nella versione remix del suo album Brat, ha “fatto pace” nel brano Girl, so confusing con Lorde, i cui ultimi due album, Melodrama (2017) e Solar Power (2021), sono stati co-scritti e prodotti da Jack Antonoff, frontman dei Bleachers, sposato con Margaret Qualley – alla quale Lana Del Rey ha dedicato una canzone, Margaret – ed ex di Lena Dunham, attrice, sceneggiatrice e regista conosciuta per la serie tv Girls (2012-2017) in cui compaiono Christopher Abbott, Jemima Kirke – Melissa in Conversations with Friends – e Adam Driver che recita al fianco di Greta Gerwig in Frances Ha (2012) e Rumore bianco (2022).
Antonoff ha inoltre co-scritto e prodotto diversi album di Taylor Swift e di Lana Del Rey e Dunham ha scritto e diretto il film Catherine (2022) in cui recitano Bella Ramsey – in The Last of Us con Pedro Pascal –, Joe Alwyn e Andrew Scott – in Estranei (2023) con Paul Mescal e in Fleabag (2016-2019) con Phoebe Waller-Bridge che ha diretto il video musicale di Savior Complex, canzone di Phoebe Bridgers, in cui compare Mescal.
Abbiamo quasi finito, giuro: Joe Alwyn e Margaret Qualley sono i protagonisti di Stars at Noon - Stelle a mezzogiorno (2022) di Claire Denis e Qualley recita insieme a Dunham in C’era una volta a… Hollywood (2019) di Quentin Tarantino. Nel film di Tarantino compare anche Sydney Sweeney che quest’anno ha recitato al fianco di Dakota Johnson – Susie nel Suspiria di Guadagnino e Nina ne La glia oscura – in Madame Web in cui compare anche Zosia Mamet, ovvero Shoshanna in Girls, la serie di Dunham.
Sarai sicuramente arrivatə n qui col mal di testa e gli occhi acquosi, me ne scuso, e avrò sicuramente omesso o perso qualche pezzo per strada; magari ho dimenticato di menzionare un film, una star, un progetto. Non è importante: il Rooneyverse è in continua evoluzione, e io sarò sempre prontə a riprendere il filo.
🧃SUCCHYNY CONSIGLIA🧃
Da leggere:
La biblioteca del futuro è un progetto che prevede di raccogliere 100 opere inedite che non saranno disponibili fino al 2114. Nel 2014 è stata scelta Margaret Atwood, per esempio.
“Abbiamo tanti amici che hanno una storia in comune solo con noi, ma quasi mai tra di loro. Quindi siamo individui senza rete che provano a far funzionare le cose incrociando esigenze, agende, idiosincrasie, intolleranze alimentari e non alimentari.” Qui l’articolo completo di Ferdinando Cotugno che riflette sull’amicizia come progetto.
Se vi serve ancora un altro motivo per riflettere prima di fare un ordine su Shein.
Non avevo idea prima di leggere questo post di cosa fosse il girasole per segnalare le disabilità invisibili, magari non lo sapete nemmeno voi.
Volete arrabbiarvi un po’? Questo post fa vedere cosa non possiamo più permetterci rispetto agli anni Sessanta.
Da vedere:
Tre siti belli e creativi per creare font con l’Ai e mockup.
Brunori e Giacomo Poretti che si fanno una chiacchierata, devo aggiungere altro?
Nuovo format di Livio Ricciardi sulle coppie che pescano dei bigliettini e rispondono alle domande sullo stare insieme confrontandosi.
Spettacolo molto carino di stand up di Matteo Fallica, conosciuto ovviamente grazie al sommo Tiktok.
Da ascoltare:
Ogni 72 ore è un podcast che parla di femminicidi, e soprattutto di come spesso la narrazione intorno a questi omicidi sia totalmente sbagliata e nociva.
Come amarsi senza riprodurre schemi oppressivi, di questo parla il podcast Cuore scoperto.
Puntata molto interessante di Fashion confidential con Federica Salto su moda, editoria e contenitori per tutto questo.
Per la quota crime, un vecchio episodio di Demoni urbani su l’omicidio di Bruino.
Se sei arrivata/o fino a qua giù, grazie!
E se ti va seguimi anche su Instagram @martimadi
🧃Al prossimo mese🧃
Se devo essere onesta, il paragone tra i personaggi di Ferrante e quelli di Rooney mi sembra un po’ forzato, a me sembrano completamente diversi, due universi distinti e separati. L’ho trovato comunque un articolo che mi ha fatto riflettere, quindi interessante.
Bellissimo pezzo, come sempre 💖 (per non parlare dei contenuti consigliati, deliziosi)