
Pattern tristi e solitudini
Ho scoperto che la solitudine è un posto affollato: una città a sé stante.
colonna sonora consigliata per la lettura
L'anno è iniziato con la conclusione della lettura de Il cardellino di Donna Tartt, il quale non mi è piaciuto particolarmente eccetto per le pagine iniziali e finali (scusate non restateci male sono io non siete voi, sicuramente). È poi continuato con il saggio Città sola di Olivia Laing (ancora in lettura perchè lo sto centellinando); in sottofondo una playlist in cui Tedua canta "la solitudine non è la soluzione dei problemi", e Mondo Marcio replica "mi sento solo anche in mezzo alla gente". Inoltre, il primo film del 2024 è stato Il ragazzo e l'airone di Miyazaki (più giù nella sezione consigli trovate una valanga di contenuti in merito), mi pare evidente quindi che si sia delineato un pattern ben chiaro, anche se (forse) casuale, che ruota intorno alla solitudine e agli infiniti modi in cui ci si può sentire soli.
Sarà un caso che io stia facendo incetta di cose tristi proprio dopo le vacanze di natale, dopo essermi circondata per giorni di persone, cose, cibi fritti e via dicendo? Probabilmente no. Chi in questi periodi di festa va (a casa) e poi torna (a casa) mette in conto la possibilità che a un certo punto ci sarà un down, soprattutto se la suddetta casa1 si trova lontana n kilometri da casa2. Chi è fuorisede (per studio/lavoro/scelte varie) sa che, anche dopo anni di vita altrove, tutti continueranno a chiederti "Quando torni? E quando parti?". Quello che si crea a un certo punto è una sorta di luogo altro, dove tu sei sempre di passaggio e non senti mai di tornare davvero, dove essere altrove ti identifica in qualche modo, e di solito ti fa anche sentire solo.
Mi spiace se questo discorso sembrerà insensato o eccessivamente melodrammatico a chi non vive fuorisede, e anzi vorrebbe mettere distanza tra sè e il resto del suo mondo sempre uguale da trent'anni circa, ma sono quasi certa che in molti capiranno pur essendo rimasti lì. La distanza, emotiva e/o fisica, non ha sempre lo stesso valore, a volte può essere liberatoria altre una presenza ingombrante. E questo vale anche per lo stare da soli: un bisogno, ma eventualmente anche una condizione obbligata. Se vi state chiedendo come ci si destreggia tra tutto questo, non saprei proprio, ma tornando al pattern di cui sopra forse ha senso ogni tanto permettersi di essere tristi e soli per un po', ma senza esagerare.
I libri (non) sono sacri
Disegni di Raffaele Paudice (@reiterblaue)





Impigliarsi - extra a cura di Sara Catalano
Tra i barètti che conosco e i barètti che non conosco ho sempre preferito i primi. La certezza di quella luce lì, di quell'odore, di quel tavolino traballante. Però in questi giorni di tempo barbino e incerto è successo che mi sono sentita spaesata in una città che conosco da sempre. Forse perché da due mesi ho ripreso a frequentare solo posti che credevo di conoscere, ma che nel frattempo sono diventati un’altra cosa rispetto a prima, una cosa diversa, cresciuta. Ho fatto fatica a riadattarmi, i tavolini sono stati sostituiti, gli orari cambiati, le persone lì intorno sono altre. È successo tutto perché sono stata via per un po’ e ora sono di nuovo qui, e in questo tempo di latitanza non ho potuto osservare i processi, ma sono stata messa di fronte solo al risultato finale. Mi sono sentita estranea, fuori luogo, persa. Ho dovuto chiedere informazioni nella mia stessa città, e all’improvviso mi è tornata la voglia di andare altrove, di tornare indietro o di correre in avanti il più velocemente possibile. Come se restare qui volesse dire impigliarsi in qualcosa che è tutt’altro rispetto a come me lo immaginavo, e come se impigliarsi fosse una cosa brutta. Poi però un amico, un’amica, un vecchio conoscente, un’abitudine che pensavo di aver perso, mi hanno chiesto di fermarmi e così ho potuto guardare questi posti radicati e consumati dal tempo e dalle feste, dai miei ricordi di essi (che sembrano sempre più luminosi e freschi della realtà). Li sto guardando anche ora, e li guarderò in futuro, fino a quando torneranno a essere famigliari anche per me. Fino a quando saprò dove sedermi, chi aspettare, cosa ordinare.
Sono sempre stata “quella nuova” negli ultimi giri e anni della mia vita, e qui invece sono “quella di sempre”: questa consapevolezza mi ha impaurito, ma ho anche capito che se voglio osservare il cambiamento e comprenderlo, non posso continuare a muovermi, devo fermarmi e darmi tempo. Tornare giorno dopo giorno, farmi conoscere, salutare, osservare da vicino e da lontano, fino a sentirmi parte anche di questa cosa qui e non dover più chiedere il permesso per sedermi al solito posto.

Da vedere:
Riflessione interessante di Dario Moccia sul film Il ragazzo e l'airone di Miyazaki e sul cinema oggi (si ringrazia il mio bro per il consiglio).
Molto interessante questa puntata di Muschio selvaggio su massoneria e Mani pulite con Piercamillo Davigo.
Vecchia intervista a Marco Giallini che a me piace sempre un sacco sentir parlare, contenuto perfetto da guardare durante i pasti.
Come sopra, intervista a Giacomo Poretti (sì, quello di Aldo, Giovanni e Giacomo obv).
Da ascoltare:
Podcast Indipendentemente innamorati: chiacchierata super carina con Daniela Collu e Margherita Vicario sull'amore e le canzoni (d'amore).
Shalom - le terapeute di Cristo: podcast che racconta l'indagine sotto copertura di Fanpage,it sulla comunità terapeutica Shalom di Palazzo sull'Oglio, gestita da suore (avviso: contenuto triggerante).
Troubles. Una storia irlandese: Samuele Sciarrillo racconta i conflitti avvenuti in Irlanda del Nord tra gli anni '60 e '90.
L'invasione: podcast del Post che ricostruisce la storia del protoindoeuropeo, la lingua originaria arrivata in Europa cinquemila anni fa, madre di molte delle lingue che parliamo oggi.
Squattrinati: devo aggiungere altro? Questo podcast parla a tutti noi di soldi, proprio a noi che non ne abbiamo. Qui la prima puntata sul dilemma dipendente o Partita iva?
VI RICORDO CHE TROVATE TUTTI I PODCAST CONSIGLIATI FINORA IN QUESTA PLAYLIST.
Da leggere (libri/articoli/post):
Avete visto Il ragazzo e l'airone di Miyazaki al cinema? Se sì, ecco a voi una raccolta di articoli e spunti vari che ho cercato per capirci qualcosa in più, come sempre succede con Miyazaki:
I libri e la censura: Pink e i bibliotecari usa contro la censura dei testi (la maggior parte con contenuti LGBTQ+).
Due nonnini riutilizzano i vestiti abbandonati nella loro lavanderia per creare look pazzeschi.
Rompere con gli amici è peggio di tornare single? (secondo me sì).
Be My Eyes è un'app mobile danese che aiuta le persone non vedenti e ipovedenti a riconoscere gli oggetti e ad affrontare le situazioni quotidiane. I volontari vedenti iscritti attraverso chat dal vivo aiutano chi ne ha bisogno, bisogna solo scaricare l'app e aspettare di poter essere d'aiuto.
Succhyny ha anche un canale Whatsapp dove invio contenuti random che non hanno trovato spazio qui e che ritengo comunque interessanti. No spam, solo cose carine, giuro!🧃
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🧃🧃🧃 Al prossimo mese 🧃🧃🧃
[anche tu stai leggendo Città Sola di Olivia Laing! Anche un'amica che ne ha sentito nel podcast. È o no un libro meraviglioso? Io l'ho letto sei mesi fa quasi, e continuo a pensarci. Alla luce di ciò posso dire che sia uno dei migliori libri che ho letto negli ultimi 10 anni... Potentissimo]